Acireale: cenni storici

 

Acireale (Jaci in siciliano) è un comune di circa 52.000 abitanti, nella provincia di Catania da cui dista circa 15 km, ed è sede della diocesi di Acireale.

Oggi Acireale è una splendida città barocca e costituisce per la Sicilia uno dei suoi massimi tesori, ma il suo passato è molto complesso.

Tutte le Aci hanno tratto la propria origine da Xiphonia, misteriosa città greca poi scomparsa: Aci diventò Jachum sotto i bizantini, Al Yag sotto gli arabi, Aquilia Nova con gli spagnoli e infine nel 1642 fu denominata Reale per indicare che il suo territorio era demaniale.

Sin dal suo nascere Acireale si è insediata sulle pareti laviche della Timpa, una ripida scarpata formata da sette strati di lava che corre a strapiombo fino al mare. Oggi la Timpa, ricoperta da una rigogliosa vegetazione a macchia mediterranea, è una riserva naturale, regno di volpi, donnole, ricci e conigli selvatici, con una vegetazione inestricabile di frassini, fichi d’india, canne e ginestre, delimitata da una fascia di agrumeti che profumano di zagara rendendo il luogo pittoresco, salubre e incantevole.

Al XVII secolo risale probabilmente lo stemma di Acireale, che ci mostra il mare Ionio e il castello su cui sventola la bandiera rosso crociata retta da un leone rampante e coronato. Sullo sfondo si elevano le sagome dei faraglioni e sul cielo dello scudo le iniziali A.G. (Aci e Galatea), che rievocano il mito "dell'amore che vince la morte e vive nella poesia".

Nel 1700 Acireale divenne particolarmente prospera: artigianato e agricoltura erano fiorenti come pure il commercio che vedeva nella “Fiera Franca” il momento della sua massima espressione. Tutta la storia della Sicilia passava da Aci e per questo nel 1642 fu denominata “Reale”.

Interessante ad Acireale è tuttora l’antica “Scala d’Aci” che un tempo era la più importante via di collegamento tra la città erta sulla Timpa e il mare del borgo di Santa Maria La Scala (“i Chiazzetti”). All’inizio della discesa c’è la fortezza del Tocco del XVII secolo così chiamata per via del colpo di cannone sparato quando venivano avvistate le navi dei pirati. Purtroppo, però, i terremoti e le eruzioni dell’Etna sono stati calamità naturali che attraverso gli anni hanno seminato sventure sul territorio: tristi avvenimenti che non hanno mai prostrato la tenace volontà del popolo acese che si è adoperato per ricostruire più bella di prima la propria città.